Vi presentiamo il nostro corpo docenti.
Letizia Russo
Drammaturga.
Drammaturga.
Letizia Russo (Roma, 1980) è un'autrice italiana. I suoi testi sono rappresentati in Italia e all’estero. Tra i suoi titoli: Tomba di cani (Premio Tondelli 2001 e Premio Ubu 2003); Primo amore; Binario morto–Dead End (festival Shell Connections, National Theatre, Londra); Se ci sei batti un colpo. Ha curato la riscrittura per il teatro di alcuni classici, tra cui Madame Bovary, Il maestro e Margherita (ambedue diretti da Andrea Baracco), Ivan (da I fratelli Karamazov). Una raccolta dei suoi testi è pubblicata da Ubulilbri.
︎ Ho guardato gli occhi di un felino quando vede la sua preda. In quell’istante tra la vista e l’attacco, tra l’attacco e la cattura, tra la cattura e il gioco, e ancora il gioco, e ancora il gioco, finché giocare diventa uccidere, o scappare, gli occhi del felino brillano di una luce nera. Di una luminanza che è tutto: istinto fame gioia piacere rabbia segreto possesso gelosia sorpresa fallimento meraviglia. Quando un felino e la sua preda lottano, vivono in pochi minuti e tutto insieme quello che un essere umano sperimenta, se ha fortuna, in una vita intera. Scrivere è essere il felino e la preda insieme. Giocare, giocare. Fino alla morte. ─ LR
︎ Ho guardato gli occhi di un felino quando vede la sua preda. In quell’istante tra la vista e l’attacco, tra l’attacco e la cattura, tra la cattura e il gioco, e ancora il gioco, e ancora il gioco, finché giocare diventa uccidere, o scappare, gli occhi del felino brillano di una luce nera. Di una luminanza che è tutto: istinto fame gioia piacere rabbia segreto possesso gelosia sorpresa fallimento meraviglia. Quando un felino e la sua preda lottano, vivono in pochi minuti e tutto insieme quello che un essere umano sperimenta, se ha fortuna, in una vita intera. Scrivere è essere il felino e la preda insieme. Giocare, giocare. Fino alla morte. ─ LR
Julia Haenni
Drammaturga.
Drammaturga.
Julia è nata nel 1988 in Svizzera. Lavora come scrittrice, regista e performer.
Per Julia è sempre importante mettere in discussione i canoni dei formati artistici e le strutture di lavoro-potere tradizionali. Crede che il linguaggio produca la realtà e che quindi possa anche cambiarla. E che il palcoscenico sia un luogo dove tutto è possibile. Un luogo dove le cose possono essere regolate, comprese, sperate, smontate, riassemblate, immaginate e disegnate nel futuro. Ecco perché lavora anche su temi femministi, scrive spettacoli con modelli di ruolo ampi e nuovi per le donne e cerca di ripensare/cambiare le descrizioni del lavoro di un regista e di un drammaturgo.
Nel 2016/17 ha avuto la possibilità di far parte del programma svizzero di borse di studio per giovani drammaturghi Dramenprozessor, dove ha scritto la sua opera Frau im Wald, che è stata presentata in anteprima dalla compagnia teatrale svizzera Theater Marie ed è stata invitata a Heidelberger Stückemarkt 2018, Dramafest a Città del Messico 2018 e Teatro Moscú a Buenos Aires nel 2021.
Nel 2019 è stata scrittrice in residenza al Konzert Theater di Berna, dove è stata creata una sua opera teatrale femminista ("Frau verschwindet (versionen)"). È stata premiata con il premio letterario di Berna 2020. Dal 2019 dirige il teatro Junge Marie in Svizzera. I suoi testi sono rappresentati da Verlag der Autoren e L'Arche editeur.
︎ Lichtdichtendas
licht ist dicht wenn man schreibt. es leuchtet aus den worten hinaus in die welt und die welt leuchtet zurück in die worte hinein. oder umgekehrt. jedenfalls weben sie irgendwie gemeinsam einen teppich, die welt und deine worte, unsere worte, ihre worte. einen teppich der unsere füsse auffängt und in die luft wirbelt. und wieder auffängt. und wieder durch die welt fliegt damit. i can show you the world. shinning shimmering splendid. also los. dichte dichte lichter in die welt hinein auf dass andere zurückleuchten, zurückantworten können, zurückbeantworten vielleicht. oder sie sich alle zumindest im dunkeln finden, zusammen ein bier trinken und merken: wir sind ja gar nicht so allein. und dann wirds heller. ─ JH
︎ Comporre luce
la luce è densa quando si scrive. risplende dalle parole nel mondo e il mondo risplende di nuovo nelle parole. o viceversa. in ogni caso in qualche modo tessono insieme un tappeto, il mondo e le tue parole, le nostre parole, le loro parole. un tappeto che accoglie i nostri piedi e li fa volteggiare in aria. e li accoglie ancora. e ancora con esso volano attraverso il mondo. i can show you the world. shinning shimmering splendid. quindi via. componete componete luci nel mondo in modo che gli altri possano risplendere, rispondere, forse rispondere. o almeno trovarsi l'un l'altro nel buio, bere una birra insieme e realizzare: non siamo così soli. e allora diventa più luminoso." - JH
Per Julia è sempre importante mettere in discussione i canoni dei formati artistici e le strutture di lavoro-potere tradizionali. Crede che il linguaggio produca la realtà e che quindi possa anche cambiarla. E che il palcoscenico sia un luogo dove tutto è possibile. Un luogo dove le cose possono essere regolate, comprese, sperate, smontate, riassemblate, immaginate e disegnate nel futuro. Ecco perché lavora anche su temi femministi, scrive spettacoli con modelli di ruolo ampi e nuovi per le donne e cerca di ripensare/cambiare le descrizioni del lavoro di un regista e di un drammaturgo.
Nel 2016/17 ha avuto la possibilità di far parte del programma svizzero di borse di studio per giovani drammaturghi Dramenprozessor, dove ha scritto la sua opera Frau im Wald, che è stata presentata in anteprima dalla compagnia teatrale svizzera Theater Marie ed è stata invitata a Heidelberger Stückemarkt 2018, Dramafest a Città del Messico 2018 e Teatro Moscú a Buenos Aires nel 2021.
Nel 2019 è stata scrittrice in residenza al Konzert Theater di Berna, dove è stata creata una sua opera teatrale femminista ("Frau verschwindet (versionen)"). È stata premiata con il premio letterario di Berna 2020. Dal 2019 dirige il teatro Junge Marie in Svizzera. I suoi testi sono rappresentati da Verlag der Autoren e L'Arche editeur.
︎ Lichtdichtendas
licht ist dicht wenn man schreibt. es leuchtet aus den worten hinaus in die welt und die welt leuchtet zurück in die worte hinein. oder umgekehrt. jedenfalls weben sie irgendwie gemeinsam einen teppich, die welt und deine worte, unsere worte, ihre worte. einen teppich der unsere füsse auffängt und in die luft wirbelt. und wieder auffängt. und wieder durch die welt fliegt damit. i can show you the world. shinning shimmering splendid. also los. dichte dichte lichter in die welt hinein auf dass andere zurückleuchten, zurückantworten können, zurückbeantworten vielleicht. oder sie sich alle zumindest im dunkeln finden, zusammen ein bier trinken und merken: wir sind ja gar nicht so allein. und dann wirds heller. ─ JH
︎ Comporre luce
la luce è densa quando si scrive. risplende dalle parole nel mondo e il mondo risplende di nuovo nelle parole. o viceversa. in ogni caso in qualche modo tessono insieme un tappeto, il mondo e le tue parole, le nostre parole, le loro parole. un tappeto che accoglie i nostri piedi e li fa volteggiare in aria. e li accoglie ancora. e ancora con esso volano attraverso il mondo. i can show you the world. shinning shimmering splendid. quindi via. componete componete luci nel mondo in modo che gli altri possano risplendere, rispondere, forse rispondere. o almeno trovarsi l'un l'altro nel buio, bere una birra insieme e realizzare: non siamo così soli. e allora diventa più luminoso." - JH
Angela Dematté
Drammaturga.
Drammaturga.
Drammaturga e attrice nata e cresciuta in Trentino, sceglie Milano come sua residenza d’artista. Dopo una laurea in Lettere e un diploma all'Accademia dei Filodrammatici, lavora come attrice finché inizia, nel 2009, la sua attività di autrice: scrive Avevo un bel pallone rosso e vince il Premio Riccione e il Premio Golden Graal. Il lavoro è messo in scena da Carmelo Rifici con il quale inizia una profonda ricerca che produce, tra gli altri: L’officina, Chi resta, Il compromesso, Ifigenia, liberata e Macbeth, le cose nascoste. Negli stessi anni lavora come dramaturg e autrice per i registi Renato Sarti, Sandro Mabellini, Valter Malosti e soprattutto per Andrea Chiodi. Scrive, dirige e interpreta Mad in Europe che vince il Premio Scenario 2015 e il Premio Sonia Bonacina. Nel 2019 la città di Trento le conferisce il Premio Aquila d’Oro per la cultura. Nella sua ricerca indaga le potenzialità e i limiti del linguaggio identitario, argomento su cui ha creato diverse masterclass. Il suo lavoro nell’ultimo anno, a partire dalla collaborazione con ISI Foundation, JRC di Ispra e con Carmelo Rifici al LAC, si concentra sul dialogo con la scienza come necessità di indagine sull’uomo futuro. La pandemia la spinge ad indagare il dialogo tra la scrittura teatrale e nuove forme offerte dal web e da spazi non teatrali. Per il progetto Lingua Madre produce un documentario sperimentale sul tema del rituale. Con Daniele Filosi sta lavorando alla produzione di cinque monologhi teatrali per uno spettatore a partire dall’Antologia di Spoon River. I suoi testi sono pubblicati in Italia, Francia, Svizzera, Germania ed Egitto. Lavora con importanti teatri come: LAC di Lugano, Piccolo Teatro di Milano, Theatre de la Manufacture di Nancy e diversi Teatri Stabili italiani. È madre di tre figli.
︎ Luminanza è parola scientifica, si direbbe. Eppure sento in lei qualcosa di antico, terrigno e ironico. Forse perché fa rima con transumanza, o perché appare come il modo di sostantivare in modo buffo qualcosa: una luce al lavoro, una serie di torce al lavoro, camminanti, transumanti appunto. Una di quelle parole che stanno a metà tra scienza e sonetto, formatesi quando osservazione, misurazione del mondo e parola poetica erano ancora strettamente collegate. Ma uscendo da quel che sento, leggo che la #luminanza come parola scientifica considera il punto di vista di chi fruisce la luce, non di chi la produce. C'è un altro, dunque, che osserva. Ed è lui che accende, inconsapevolmente, la luce. ─ AD
︎ Luminanza è parola scientifica, si direbbe. Eppure sento in lei qualcosa di antico, terrigno e ironico. Forse perché fa rima con transumanza, o perché appare come il modo di sostantivare in modo buffo qualcosa: una luce al lavoro, una serie di torce al lavoro, camminanti, transumanti appunto. Una di quelle parole che stanno a metà tra scienza e sonetto, formatesi quando osservazione, misurazione del mondo e parola poetica erano ancora strettamente collegate. Ma uscendo da quel che sento, leggo che la #luminanza come parola scientifica considera il punto di vista di chi fruisce la luce, non di chi la produce. C'è un altro, dunque, che osserva. Ed è lui che accende, inconsapevolmente, la luce. ─ AD