Domenica 10 ottobre 2021
Presentazione testi Luminanza 2021
11.00─17.00
︎︎︎ Studio Foce, Lugano
Entrata 10 CHF
︎︎︎ Acquista il biglietto
Il biglietto vale per tutta la giornata. Non è obbligatorio assistere a tutte le letture.
Seguono pause di 15 minuti dopo ogni testo e una pausa di 60 min per pranzo.
Per poter assistere all'evento, ogni spettatore/spettatrice (> 16 anni) deve esibire all’ingresso un attestato sufficiente a dimostrare di essere vaccinata/o, guarita/o o testata/o (72 ore prima)
︎︎︎ Studio Foce, Lugano
Entrata 10 CHF
︎︎︎ Acquista il biglietto
Il biglietto vale per tutta la giornata. Non è obbligatorio assistere a tutte le letture.
Seguono pause di 15 minuti dopo ogni testo e una pausa di 60 min per pranzo.
Per poter assistere all'evento, ogni spettatore/spettatrice (> 16 anni) deve esibire all’ingresso un attestato sufficiente a dimostrare di essere vaccinata/o, guarita/o o testata/o (72 ore prima)
Luminanza 2021: per la prima volta in Ticino una nuova generazione di drammaturghi/e svizzeri/e di lingua italiana presenta i propri testi in un evento pubblico.
Tito Bosia, Kevin Blaser, Lalitha Del Parente, Marzio Gandola, Achille Giacopini, Tommaso Giacopini, Francesco Puppini ed Elisa Rusca sono i/le giovani autori e autrici partecipanti alla prima edizione di Luminanza, anno di formazione in drammaturgia contemporanea. Da ottobre 2020 lavorano alla stesura di un proprio testo teatrale, frutto di un intenso anno di incontri con docenti e maestri/e della scena italiana e svizzera.
I testi saranno presentati in forma di lettura da Anahì Traversi, Giovanni Franzoni, Alice Redini e Fabrizio Rocchi
e pubblicati in una rivista in edizione limitata. Sarà inoltre disponibile in versione digitale la traduzione dei testi in francese e in tedesco, a cura del team traduttori/traduttrici di Luminanza.
La giornata è l’occasione per presentare i nomi dei/delle partecipanti all’anno formativo di Luminanza 2022.
Tito Bosia, Kevin Blaser, Lalitha Del Parente, Marzio Gandola, Achille Giacopini, Tommaso Giacopini, Francesco Puppini ed Elisa Rusca sono i/le giovani autori e autrici partecipanti alla prima edizione di Luminanza, anno di formazione in drammaturgia contemporanea. Da ottobre 2020 lavorano alla stesura di un proprio testo teatrale, frutto di un intenso anno di incontri con docenti e maestri/e della scena italiana e svizzera.
I testi saranno presentati in forma di lettura da Anahì Traversi, Giovanni Franzoni, Alice Redini e Fabrizio Rocchi
e pubblicati in una rivista in edizione limitata. Sarà inoltre disponibile in versione digitale la traduzione dei testi in francese e in tedesco, a cura del team traduttori/traduttrici di Luminanza.
La giornata è l’occasione per presentare i nomi dei/delle partecipanti all’anno formativo di Luminanza 2022.
Programma dettagliato
11.00─11.15
Benvenuto e presentazione da Alan Alpenfelt, Mara Travella, Matteo Luoni
11.15─11.45
L’Anguilla
di Elisa Rusca
di Elisa Rusca
Note di drammaturgia:
L'anguilla è un pesce che passa più di tre quarti della sua vita al buio, cieca, mossa solo dalla fame e dall'istinto di riprodursi. Più si addentra nel cuore della terra, avvicinandosi al centro del mondo, meno riesce a vedere. Così noi, più insistiamo ad ingrandire un’immagine per vederne tutti i dettagli, più ci troveremo davanti a un mosaico di grani sfocati, al punto di non riuscire più a capire qual era la veduta d’insieme – e, magari, dimenticando come siamo arrivati lì.
L’anguilla scivola e si nasconde, come la verità. Per trovare la verità siamo obbligati a procedere alla cieca, spinti da forze incomprensibili, resistendo nel fango di un mondo in cui esiste solo il presente di relazioni temporanee, in cui l’attesa è un’esperienza svuotata da qualsiasi senso di speranza o aspettativa.
Celebrando la fenomenologia dell’anguilla, la mia pièce esplora la costruzione della realtà che viviamo attraverso le tensioni tra il vedere e il credere, e i rapporti di potere che ne derivano.
L'anguilla è un pesce che passa più di tre quarti della sua vita al buio, cieca, mossa solo dalla fame e dall'istinto di riprodursi. Più si addentra nel cuore della terra, avvicinandosi al centro del mondo, meno riesce a vedere. Così noi, più insistiamo ad ingrandire un’immagine per vederne tutti i dettagli, più ci troveremo davanti a un mosaico di grani sfocati, al punto di non riuscire più a capire qual era la veduta d’insieme – e, magari, dimenticando come siamo arrivati lì.
L’anguilla scivola e si nasconde, come la verità. Per trovare la verità siamo obbligati a procedere alla cieca, spinti da forze incomprensibili, resistendo nel fango di un mondo in cui esiste solo il presente di relazioni temporanee, in cui l’attesa è un’esperienza svuotata da qualsiasi senso di speranza o aspettativa.
Celebrando la fenomenologia dell’anguilla, la mia pièce esplora la costruzione della realtà che viviamo attraverso le tensioni tra il vedere e il credere, e i rapporti di potere che ne derivano.
12.00─12.30
Dodici metri di apertura alare
di Tommaso Giacopini
di Tommaso Giacopini
Note di drammaturgia:
Sofia, compagna di Leonardo, è sconvolta da un evento tragico. La morte della madre la inchioda a una realtà cruda e improvvisa quanto un asteroide che con l'innocente ferocia di un corpo celeste cade dal cielo. Che cosa succede nel momento dell’impatto e nell'istante appena successivo?
Il tempo di una giornata, per Sofia, si trasforma nel tempo di un'era geologica. Sotto i suoi piedi si apre una voragine, lo spazio tra un universo e il suo universo precedente, un varco da cui emergono i mostri antichi delle sue paure.
Il linguaggio che ho scelto è metaforico, seppur schietto e affilato. Intimità e introspezione si alternano a momenti di enormi spostamenti, il macrocosmo si ritrae nel microcosmo.
Con Dodici metri di apertura alare mi interessa parlare di tentativi mancati di comunicazione all'interno dell'intimità famigliare, di rapporto tra genitori e figli, di maternità, paternità e, soprattutto, di figlità, in un testo serrato che in cui sembrano riecheggiare le parole dell’autrice Adriana Pagnoni, che in un suo articolo intitolato, appunto, Figlità, scriveva “Ha da esserci qualcosa di insopportabile nel dover ammettere che, per nascere, c’è bisogno di due genitori”.
Sofia, compagna di Leonardo, è sconvolta da un evento tragico. La morte della madre la inchioda a una realtà cruda e improvvisa quanto un asteroide che con l'innocente ferocia di un corpo celeste cade dal cielo. Che cosa succede nel momento dell’impatto e nell'istante appena successivo?
Il tempo di una giornata, per Sofia, si trasforma nel tempo di un'era geologica. Sotto i suoi piedi si apre una voragine, lo spazio tra un universo e il suo universo precedente, un varco da cui emergono i mostri antichi delle sue paure.
Il linguaggio che ho scelto è metaforico, seppur schietto e affilato. Intimità e introspezione si alternano a momenti di enormi spostamenti, il macrocosmo si ritrae nel microcosmo.
Con Dodici metri di apertura alare mi interessa parlare di tentativi mancati di comunicazione all'interno dell'intimità famigliare, di rapporto tra genitori e figli, di maternità, paternità e, soprattutto, di figlità, in un testo serrato che in cui sembrano riecheggiare le parole dell’autrice Adriana Pagnoni, che in un suo articolo intitolato, appunto, Figlità, scriveva “Ha da esserci qualcosa di insopportabile nel dover ammettere che, per nascere, c’è bisogno di due genitori”.
12.45─13.15
Spostati verso il rosso
di Marzio Gandola
di Marzio Gandola
Note di drammaturgia:
Osservando il tempo che passa sembra che certi aspetti dell’esistenza umana evolvano, seguendo una linea, che avanza pari passo con gli anni, i secoli, i millenni; altri aspetti invece sembrano ciclici, ripetuti all’infinito seguendo un ritmo ancestrale, come le onde del mare; altro ancora pare proprio immutabile, come le stelle, identiche a come le vedevano i nostri antenati. La società occidentale ha sempre posto la propria forza nel progresso, in ciò che va avanti, ma non tutto avanza allo stesso modo. Si formano allora delle situazioni inaspettate, dei cortocircuiti temporali che sembrano sfuggire ad ogni capacità di lettura e che hanno perciò lo stesso sapore del sogno, dell’allucinazione, e davanti alle quali ci si ritrova smarriti, come tornati bambini, perché anche il tempo proprio, che ha segnato l’evoluzione della persona, subisce lo stesso cortocircuito. Un’apparente confusione, che squarcia le immagini più convenzionali di progresso, crescita ed evoluzione, lasciando vedere nuovi dettagli, a cominciare dalle stelle, che appaiono già un po’ più rosse di come le hanno viste i nostri antenati.
Osservando il tempo che passa sembra che certi aspetti dell’esistenza umana evolvano, seguendo una linea, che avanza pari passo con gli anni, i secoli, i millenni; altri aspetti invece sembrano ciclici, ripetuti all’infinito seguendo un ritmo ancestrale, come le onde del mare; altro ancora pare proprio immutabile, come le stelle, identiche a come le vedevano i nostri antenati. La società occidentale ha sempre posto la propria forza nel progresso, in ciò che va avanti, ma non tutto avanza allo stesso modo. Si formano allora delle situazioni inaspettate, dei cortocircuiti temporali che sembrano sfuggire ad ogni capacità di lettura e che hanno perciò lo stesso sapore del sogno, dell’allucinazione, e davanti alle quali ci si ritrova smarriti, come tornati bambini, perché anche il tempo proprio, che ha segnato l’evoluzione della persona, subisce lo stesso cortocircuito. Un’apparente confusione, che squarcia le immagini più convenzionali di progresso, crescita ed evoluzione, lasciando vedere nuovi dettagli, a cominciare dalle stelle, che appaiono già un po’ più rosse di come le hanno viste i nostri antenati.
13.15─14.30
14.30─14.45
14.30─14.45
︎ Pausa pranzo ︎
Ri-benvenuto: Presentazione magazine e annuncio nomi nuovi luminanti 21-22
Ri-benvenuto: Presentazione magazine e annuncio nomi nuovi luminanti 21-22
14.45─15.15
Siamo quelli giusti
di Lalitha del Parente
di Lalitha del Parente
Note di drammaturgia:
“Negli anni Ottanta, 11'000 bambini srilankesi sono stati adottati da genitori europei, di cui oltre 700 in Svizzera. Vari servizi giornalistici recenti hanno rivelato diverse pratiche illecite in uso all'epoca: alcuni bambini sarebbero infatti stati rapiti o venduti, in particolare nel quadro di un sistema denominato “baby farm”. Questo scandalo non ha risparmiato neanche il nostro Paese e questo per via della presunta complicità di alcune agenzie di adozione svizzere. Oggi il governo dello Sri Lanka riconosce i fatti”.
Rapporto del Consiglio federale in adempimento del postulato 17.4181 Ruiz Rebecca del 14.12.2017 - Berna
Un talent show.
Degli aspiranti genitori.
Un presentatore stravagante.
Una società occidentale in bilico che sembra cercare dei bambini per i genitori anziché dei genitori per i bambini.
Una bimba che diventa la voce di molti.
Siamo quelli giusti è un tentativo, uno dei tanti, per parlare dei tasselli che compongono l'esperienza dell'adozione.
“Negli anni Ottanta, 11'000 bambini srilankesi sono stati adottati da genitori europei, di cui oltre 700 in Svizzera. Vari servizi giornalistici recenti hanno rivelato diverse pratiche illecite in uso all'epoca: alcuni bambini sarebbero infatti stati rapiti o venduti, in particolare nel quadro di un sistema denominato “baby farm”. Questo scandalo non ha risparmiato neanche il nostro Paese e questo per via della presunta complicità di alcune agenzie di adozione svizzere. Oggi il governo dello Sri Lanka riconosce i fatti”.
Rapporto del Consiglio federale in adempimento del postulato 17.4181 Ruiz Rebecca del 14.12.2017 - Berna
Un talent show.
Degli aspiranti genitori.
Un presentatore stravagante.
Una società occidentale in bilico che sembra cercare dei bambini per i genitori anziché dei genitori per i bambini.
Una bimba che diventa la voce di molti.
Siamo quelli giusti è un tentativo, uno dei tanti, per parlare dei tasselli che compongono l'esperienza dell'adozione.
15.30─16.00
Evocazione
di Francesco Puppini
di Francesco Puppini
Note di drammaturgia:
Evocazione nasce dalla necessità di scrivere un racconto personale. Parlare di famiglia oggi e di come si manifestano le dinamiche famigliari nel nostro quotidiano è per me importante. Nella fase di scrittura ho voluto raccontare un rapporto madre e figlio e mi sono posto alcune questioni su quale sia il significato di questi due ruoli. La famiglia è l’origine del desiderio ma anche delle più grandi paure, ed è da qui che sono partito. La paura di non farcela, di essere rifiutati, di essere inadeguati così come quella di mostrarsi per chi si è veramente. Il superamento dei mostri interiori di 1 diventa il fuoco combustibile della narrazione. Cosa implica il desiderio di superare un proprio trauma irrisolto, cosa vuol dire diventare una persona nuova, cambiata, cresciuta? Qual è il percorso che porta alla disgregazione dell’identità e poi alla rielaborazione del lutto della propria madre? Il testo prende le mosse da queste domande e le rivolge al lettore facendo affidamento a una metafora scenica che trova risoluzione solamente nel finale. Come in un esperimento, la scena cambia, muta, così come la modalità di relazionarsi e il linguaggio stesso, che si adattano alle circostanze in cui i due protagonisti sono posti da forze esterne. L’astrazione, o meglio, un’evocazione è l’unico metodo di analisi rimasto.
Evocazione nasce dalla necessità di scrivere un racconto personale. Parlare di famiglia oggi e di come si manifestano le dinamiche famigliari nel nostro quotidiano è per me importante. Nella fase di scrittura ho voluto raccontare un rapporto madre e figlio e mi sono posto alcune questioni su quale sia il significato di questi due ruoli. La famiglia è l’origine del desiderio ma anche delle più grandi paure, ed è da qui che sono partito. La paura di non farcela, di essere rifiutati, di essere inadeguati così come quella di mostrarsi per chi si è veramente. Il superamento dei mostri interiori di 1 diventa il fuoco combustibile della narrazione. Cosa implica il desiderio di superare un proprio trauma irrisolto, cosa vuol dire diventare una persona nuova, cambiata, cresciuta? Qual è il percorso che porta alla disgregazione dell’identità e poi alla rielaborazione del lutto della propria madre? Il testo prende le mosse da queste domande e le rivolge al lettore facendo affidamento a una metafora scenica che trova risoluzione solamente nel finale. Come in un esperimento, la scena cambia, muta, così come la modalità di relazionarsi e il linguaggio stesso, che si adattano alle circostanze in cui i due protagonisti sono posti da forze esterne. L’astrazione, o meglio, un’evocazione è l’unico metodo di analisi rimasto.
16.15─16.45
Si doveva considerare il balcone bagnato
di Achille Giacopini
di Achille Giacopini
Note di drammaturgia:
Periferia. Le nuvole passano sopra i cavalcavia e i prati bruciati dal sole. C'è un piccolo bar di quelli con le sedie di plastica. Sotto la tenda tirata, accanto al cartello sbiadito dei gelati Algida c'è un tavolino con un posacenere pieno e tre amici. Aspettano Fabrizio che è andato a farsi un tatuaggio e si chiedono se Valentina lo abbia lasciato.
Non c'è niente di male a passare i pomeriggi di libero a guardare gli aerei senza pensare che atterreranno da qualche parte e che il mondo non è tutto lì con le sue certezze e i suoi paesaggi immutabili, dove la relazione di Fabrizio e Valentina non è in discussione. Dove nessuno si chiede se si possa chiamare amore la loro storia tra le bottiglie rovesciate e le sigarette fumate sdraiati a letto, guardando il soffitto senza sognare nient'altro che quello, nemmeno la libertà di volere una vita diversa. Nemmeno essere felici.
Periferia. Le nuvole passano sopra i cavalcavia e i prati bruciati dal sole. C'è un piccolo bar di quelli con le sedie di plastica. Sotto la tenda tirata, accanto al cartello sbiadito dei gelati Algida c'è un tavolino con un posacenere pieno e tre amici. Aspettano Fabrizio che è andato a farsi un tatuaggio e si chiedono se Valentina lo abbia lasciato.
Non c'è niente di male a passare i pomeriggi di libero a guardare gli aerei senza pensare che atterreranno da qualche parte e che il mondo non è tutto lì con le sue certezze e i suoi paesaggi immutabili, dove la relazione di Fabrizio e Valentina non è in discussione. Dove nessuno si chiede se si possa chiamare amore la loro storia tra le bottiglie rovesciate e le sigarette fumate sdraiati a letto, guardando il soffitto senza sognare nient'altro che quello, nemmeno la libertà di volere una vita diversa. Nemmeno essere felici.
17.00─17.30
Tempeste
di Kevin Blaser, Tito Bosia
di Kevin Blaser, Tito Bosia
Note di drammaturgia:
“Tempeste” è un testo nato dall’esigenza di colmare un silenzio. Un silenzio durato anni. Un silenzio reso assordante dal suicidio di una madre. Un silenzio conservato con ermetismo da un padre. Un silenzio nel quale un figlio cerca di trovare la propria voce per meglio capire il suo passato. Eppure, a voler ascoltare bene, non è il silenzio l’unica cosa che resta. Il vento dà eco ai sentimenti più inabissati, spolverandoli e portandoli alla luce. È un turbine che si alza dalle profondità marine, strappando quelle creature - mostruosamente umane – che le popolano, per spingerle alla superficie e farle emergere dal mare nelle conchiglie. Come si può parlare di ciò che sembra essere indicibile, se non ci sono parole per poter dire la tempesta di emozioni che ci abita? Cos’ha da dirci, questa voce a noi così familiare?
Nato da matrice biografica e scritto a quattro mani da Tito Bosia e Kevin Blaser, “Tempeste” è il loro secondo lavoro.
“Tempeste” è un testo nato dall’esigenza di colmare un silenzio. Un silenzio durato anni. Un silenzio reso assordante dal suicidio di una madre. Un silenzio conservato con ermetismo da un padre. Un silenzio nel quale un figlio cerca di trovare la propria voce per meglio capire il suo passato. Eppure, a voler ascoltare bene, non è il silenzio l’unica cosa che resta. Il vento dà eco ai sentimenti più inabissati, spolverandoli e portandoli alla luce. È un turbine che si alza dalle profondità marine, strappando quelle creature - mostruosamente umane – che le popolano, per spingerle alla superficie e farle emergere dal mare nelle conchiglie. Come si può parlare di ciò che sembra essere indicibile, se non ci sono parole per poter dire la tempesta di emozioni che ci abita? Cos’ha da dirci, questa voce a noi così familiare?
Nato da matrice biografica e scritto a quattro mani da Tito Bosia e Kevin Blaser, “Tempeste” è il loro secondo lavoro.
Sabato 8 maggio 2021
Lancio Bando 2022
+ installazione one─to─one
THIS MESSAGE WAS DELETED
Sabato 8 maggio 2021
Lancio Bando 2022
+ installazione one─to─one
THIS MESSAGE WAS DELETED
+ installazione one─to─one
THIS MESSAGE WAS DELETED
10.30─12.30
Spazio Biennale dell’immagine
Vicolo dei Chiesa 1, Chiasso
Spazio Biennale dell’immagine
Vicolo dei Chiesa 1, Chiasso
Stampa e persone interessate sono invitate a conoscere i contenuti e le condizioni per accedere all’anno formativo 2022, in dialogo con Alan Alpenfelt, Mara Travella, e il drammaturgo Matteo Luoni, tutor di Luminanza.
︎ Presso e in collaborazione con Chiassoletteraria e
Spazio Biennale dell’immagine, vicolo dei Chiesa 1, Chiasso.
︎ Maggiori dettagli ︎︎︎
12.00─24.00
20 min per persona
20 min per persona
THIS MESSAGE WAS DELETED
installazione one─to─one
a cura di Luminanza, curatela drammaturgica di Letizia Russo.
Prendendo le mosse dal tema del festival Chiassoletteraria, «Il Pianeta Proibito», Luminanza invita pubblico e persone interessate all'anno formativo- Luminanza 2022, in occasione del bando, a prendere parte attiva a un’esperienza di dialogo sul proibito, con un/una drammaturga/o di Luminanza.
Proibito è ciò che è vietato, interdetto, impedito. Cancellato. Deleted. Ma la sua etimologia latina ci racconta qualcosa di più, dando un’immagine complessa di ciò che non è consentito: prohibere, infatti, significa letteralmente avere davanti. E non è un caso. Proibito è ciò che non ci è permesso da qualcuno, o che noi stessi non ci permettiamo. Eppure resta davanti ai nostri occhi. È negazione, tabù, legge, ma anche desiderio, segreto, indicibile. Il proibito racconta chi siamo, sia come collettività che come individui.A partire da questa riflessione, otto autori e autrici in formazione al primo anno di Luminanza - reattore per la drammaturgia svizzera in lingua italiana si trasformeranno in oracoli che incarnano, nella scrittura, archetipi legati al proibito. A ognuna/o di loro si potrà porre una domanda proprio come se si trattasse di un oracolo. Il visitatore, per un tempo massimo di 20 minuti, dialogherà con l’autore senza guardarlo negli occhi, nel qui e ora dell’incontro, per immaginare, riconoscere o dare un nome al proprio proibito. Lo scritto complessivo diventerà un testo di dialoghi costruiti a più mani, senza che nessuna mano possa conoscere di chi sia l'altra.
installazione one─to─one
a cura di Luminanza, curatela drammaturgica di Letizia Russo.
Prendendo le mosse dal tema del festival Chiassoletteraria, «Il Pianeta Proibito», Luminanza invita pubblico e persone interessate all'anno formativo- Luminanza 2022, in occasione del bando, a prendere parte attiva a un’esperienza di dialogo sul proibito, con un/una drammaturga/o di Luminanza.
Proibito è ciò che è vietato, interdetto, impedito. Cancellato. Deleted. Ma la sua etimologia latina ci racconta qualcosa di più, dando un’immagine complessa di ciò che non è consentito: prohibere, infatti, significa letteralmente avere davanti. E non è un caso. Proibito è ciò che non ci è permesso da qualcuno, o che noi stessi non ci permettiamo. Eppure resta davanti ai nostri occhi. È negazione, tabù, legge, ma anche desiderio, segreto, indicibile. Il proibito racconta chi siamo, sia come collettività che come individui.A partire da questa riflessione, otto autori e autrici in formazione al primo anno di Luminanza - reattore per la drammaturgia svizzera in lingua italiana si trasformeranno in oracoli che incarnano, nella scrittura, archetipi legati al proibito. A ognuna/o di loro si potrà porre una domanda proprio come se si trattasse di un oracolo. Il visitatore, per un tempo massimo di 20 minuti, dialogherà con l’autore senza guardarlo negli occhi, nel qui e ora dell’incontro, per immaginare, riconoscere o dare un nome al proprio proibito. Lo scritto complessivo diventerà un testo di dialoghi costruiti a più mani, senza che nessuna mano possa conoscere di chi sia l'altra.
Luminanza.
Salone d’incontro sulla drammaturgia contemporanea svizzera.
Presentazione delle/dei selezionati a Luminanza 2021. Tavola rotonda sulla drammaturgia Svizzera di lingua italiana.
Luminanza.
Salone d’incontro sulla drammaturgia contemporanea svizzera.
Salone d’incontro sulla drammaturgia contemporanea svizzera.
Presentazione delle/dei selezionati a Luminanza 2021. Tavola rotonda sulla drammaturgia Svizzera di lingua italiana.
Sabato 10 ottobre 2020
dalle 17:00
dalle 17:00
Salone d'incontro sulla drammaturgia contemporanea
svizzera con Carmelo Rifici, Riccardo Favaro, Danielle Chaperon,
Heike Dürscheid, Maddalena Giovannelli, Marina Skalova.
Moderazione di Alan Alpenfelt e Mara Travella.
svizzera con Carmelo Rifici, Riccardo Favaro, Danielle Chaperon,
Heike Dürscheid, Maddalena Giovannelli, Marina Skalova.
Moderazione di Alan Alpenfelt e Mara Travella.
︎ Presso e in collaborazione con
Casa della letteratura per la Svizzera italiana
(Villa Saroli; Viale Stefano Franscini, 9, 6900 Lugano).
︎ Maggiori dettagli ︎︎︎
Luminanza
Primi segnali dalla superficie
Incontro introduttivo sulla drammaturgia contemporanea per la svizzera italiana
Luminanza
Primi segnali dalla superficie
Primi segnali dalla superficie
Incontro introduttivo sulla drammaturgia contemporanea per la svizzera italiana
Sabato 11 luglio 2020
dalle 10.00 alle 13.30
dalle 10.00 alle 13.30
Spazio 1929, Lugano
Brunch vegetariano dalle 10.00
Dialoghi con Davide Carnevali, Federico Bellini
e Francesca Garolla dalle 10.30 alle 13.30.
Segue Dj–set a cura di Dj Mox
Dialoghi con Davide Carnevali, Federico Bellini
e Francesca Garolla dalle 10.30 alle 13.30.
Segue Dj–set a cura di Dj Mox
︎ Per prenotazioni
LAC Lugano
︎ Maggiori dettagli ︎︎︎